Degiovanni Luca

“Ho sempre avuto la passione per gli animali sin da piccolo, ho cominciato verso i 5-6 anni quando mio papà mi ha comperato due pecore e sono arrivato ad avere 30 pecore quando avevo 16 anni. Poi ho continuato ad accrescere il mio gregge.

Mia nonna teneva sempre due pecore, così è nata questa mia passione.
Infatti, per me, quella per gli animali è soprattutto una grande passione. Fare il pastore è un’occupazione che impegna molto, così spesso devo rinunciare ad uscire la sera con gli amici, perché devo curare le bestie o devo spostarle.

Le mie pecore mi riconoscono dalla voce, quando le chiamo mi vengono incontro e lo stesso fanno i cani da conduzione: basta un mio cenno ed eseguono il mio comando.

Se sei una persona tranquilla, le pecore lo sentono e stanno tranquille, se invece sei un tipo agitato anche le pecore sono più inquiete e non ti vengono incontro quando ti vedono, cosa che le mie fanno continuamente.

Stare al pascolo è una cosa che deve proprio piacerti, perché stai in montagna dalla mattina alla sera insieme alle pecore: è faticoso perché ti sposti, cammini tra le pecore, anche quando piove o nevica.

Io però amo molto la montagna.

Il lupo è un bel problema, i lupi ci sono, mi accordo della loro presenza dai movimenti che fanno i cani: ad esempio, i cani da conduzione sono terrorizzati, mi stanno attaccati quando percepiscono la vicinanza del lupo. Invece i maremmani vanno verso i lupi, con l’intento di mandarli via. Se non avessi i maremmani, che sono cani antilupo, non so quante bestie avrei già perso.
Tra pecore, agnelli e montoni ho circa 260-270 bestie.

Vado in alpeggio a 2200 metri nel Vallone di Tibert: verso il 20 maggio sono già in montagna al pascolo, partendo da 1600 metri per salire, nell’estate, verso i 2000 metri.

Le carni dei miei animali sono buone perché sono cresciuti naturalmente col latte della madre e mangiano solo erba tutto l’anno, a meno che nevichi: in quel periodo porto le pecore in stalla e le nutro con il fieno”.

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Storie di agricoltura.