La coltivazione su suolo inerbito
“ Vi racconto – ci dice Claudio Bosco, orticoltore – che cosa intendo quando dico che voglio sperimentare la coltivazione su suolo inerbito. L’ispirazione mi è venuta leggendo “La rivoluzione del filo di paglia” di Fukuoca. È un’innovazione che ha un’interessante portata all’interno di un’azienda che fa agroecologia, perché sostanzialmente rende superfluo l’uso della pacciamatura.
Come prima cosa è necessario lavorare il terreno per la semina della cotica erbosa, quindi si fa la
baulatura e si semina sopra la baulatura. Dopodiché ci sono degli interventi irrigui per far sì che la cotica erbosa seminata, tendenzialmente trifoglio bianco, abbia sopravvento sulla flora spontanea, quindi si diffonda di più. Io punterò esclusivamente, almeno per quest’anno, su trifoglio bianco che so che è molto vivace, quindi è in grado di competere con la flora spontanea e ha uno sviluppo limitato, quindi non entra in concorrenza come spazio con le colture.
Dopodiché, la cotica di trifoglio è sviluppata e deve essere periodicamente falciata perché così si infittisce e diventa ancora più concorrenziale con la flora spontanea e inoltre ne limito lo sviluppo in altezza, in maniera tale che quando devo fare i trapianti il trifoglio non mi entra in concorrenza con le piantine.
Quando la cotica è pronta e successivamente a uno sfalcio, quindi quando lo sviluppo della cotica erbosa è limitato, passo con un attrezzo che chiamo scissore, che mi apre un piccolo solco nella cotica, per una larghezza di tre o quattro centimetri, in maniera tale che il terreno in quella strisciolina sia smosso per la messa a dimora delle piantine e queste abbiano la possibilità di radicare. Poi metto la pianta che desidero coltivare, dopo di che le cure colturali sono simili a quelle di un ciclo normale che facciamo in azienda con
la pacciamatura, non so se ci sarà il passaggio col decespugliatore.
Spero sostanzialmente in un accrescimento in un ciclo culturale che sia standard, però chiaramente ci sarà più vitalità nel suolo perché c’è più vita, c’è più erba e dal punto di vista dell’azienda si evita il costo della pacciamatura, il costo dell’acquisto e della stesura dello strato pacciamante. “