Cuoche combattenti di Nicoletta Cosentino

Cuoche combattenti di Nicoletta Cosentino

L’idea del laboratorio nasce nel 2017. Un paio di anni prima – ci spiega Nicoletta Cosentino, anni 49, fondatrice del laboratorio Cuoche combattenti” di Palermo – nel 2015, in conseguenza della mia separazione, sono entrata al centro antiviolenza e, tra gli strumenti messi a disposizione dall’associazione, c’era anche un tirocinio presso un laboratorio di dolci e conserve che mi fece riscoprire la vocazione per la cucina, oltre a consentirmi di essere autonoma e recuperare la mia autostima. Quest’esperienza mi ha fatto venire voglia proporre la stessa cosa ad altre donne che avevano vissuto il mio stesso percorso e quindi, fin da subito, il laboratorio è nato con un nome al plurale “Cuoche combattenti”, perché così volevamo sentirci, non vittime, ma combattenti.

Il Centro antiviolenza mi ha anche inserita in un’opportunità di accompagnamento all’imprenditorialità per la creazione di un business plan che ci ha consentito di accedere al microcredito. Anche la Rete donne contro la violenza si è attivata ed è grazie a questi due finanziamenti che abbiamo potuto avviare i lavori per il laboratorio. A settembre 2019 abbiamo aperto il laboratorio e con me lavorano alcune ragazze inserite grazie a tirocini volti al reinserimento lavorativo. Il Natale 2019 è andato benissimo, con molti pacchi venduti sia in Italia che all’estero e questo ci ha dato la forza e l’entusiasmo per continuare a combattere.

Oggi in laboratorio siamo 4 persone, me compresa. Le donne che collaborano con me hanno vissuti come il mio, oppure si tratta di migranti provenienti dalla Nigeria. Le nostre produzioni sono artigianali, salsa di pomodoro con ricetta tradizionale palermitana, confetture, paste di mandorle e pistacchi. Usiamo solo prodotti locali acquistati da piccole realtà agricole.

Le etichette dei prodotti sono parlanti, le ho create pensando al mio passato. Quando si vive una situazione di violenza è difficile esserne consapevoli, ci si trova succubi di una pressione psicologica che è molto subdola. Io stessa mi sono resa conto che è molto difficile percepire che si è vittime di violenza e pertanto oggi sento la necessità di condividere questa consapevolezza per risvegliare altre donne in difficoltà, farle reagire. Così è nata l’idea di accompagnare i nostri prodotti in vasetto con etichette parlanti che riportino frasi particolari, nella speranza che, se questi vasetti dovessero entrare nelle case di donne in difficoltà, contribuiscano ad un risveglio.”