Il ruolo primario della pianta
“Per quanto riguarda il regno vegetale – ci dice Stefano Vegetabile dell’azienda agricola Nuove Rotte – non possiamo mai dimenticarci il ruolo primario della pianta, al di là della sua produzione o no di cibo.
Per esempio il suo ruolo nella fotosintesi, piuttosto che di ospitare gli insetti, di creare il suolo con le radici.
Invece tutte queste cose, normalmente, non vengono assolutamente prese in considerazione, neppure dalle aziende agricole. E questo è un errore fondamentale, perché comunque la pianta ha un organismo che nella sua evoluzione, in qualità di essere vivente, ha diverse funzioni. Quindi noi dobbiamo sempre ragionare in toto. Parlo principalmente per la pianta, ma questo vale anche per gli animali e tutto quanto, ovviamente.
Praticamente noi che facciamo agroecologia dobbiamo, in un qualche modo, trovare sempre una sintesi funzionale tra la parte selvatica, che possono essere gli insetti o i lombrichi, ma anche animali un po’ più grossi, le piante selvatiche, le spontanee, e quello che andiamo a inserire per la nostra coltivazione.
In questo modo, se noi abbiamo sempre come primo obiettivo la creazione di questo sistema funzionale, di biodiversità funzionale, alla fine riusciremo ad avere un sistema agricolo perfettamente integrato con l’ambiente circostante, che ha una serie di vantaggi enormi.
Il primo è che, come sappiamo, l’insieme è più della somma delle parti. E quindi due piante in sinergia producono molto di più che una coltivazione separata. Io faccio, per esempio, lavanda e officinali e vigneto. Se azzecchiamo le sinergie giuste abbiamo una maggior produzione sia di vigneto che di officinali. Molto di più che se facessimo un vigneto separato da un impianto di officinali. Immaginiamo poi se faccio interagire gli insetti con i lombrichi, con le radici, con gli impollinatori, con gli uccellini, con le piante e tutto quanto: si crea un ambiente funzionale dove la produzione è la naturale conseguenza di un sistema efficiente.
Faccio un esempio sul corpo umano. Ovviamente se io mangio bene, faccio ginnastica, mi nutro bene, come prima base, quindi corpo fisico a posto. Tutti i giorni studio qualcosa, quando non ho capito vado da uno e chiedo. Faccio quello tutti i giorni per dieci anni, è ovvio che mi laureo bene, perché ho una struttura fisica e cerebrale sana e un impegno costante nel mantenere tale. Se invece mi manca un pezzo, non mi impegno, oppure non capisco, faccio finta di niente, allora è ovvio che mi mancheranno dei pezzi.
Il problema è che il sistema agricolo l’abbiamo impoverito talmente tanto che non è che ci manchino dei pezzi accessori, ci manchino proprio dei pezzi essenziali, totalmente essenziali, come la gestione dell’acqua. Fino adesso, a parte gli ultimi anni che c’era un po’ di siccità, nessuno si è mai preoccupato della gestione dell’acqua, le infestanti sono semplicemente un problema, quindi vanno eliminate, gli insetti sono un problema, vanno eliminati, le piante che non sono quelle della coltivazione sono un problema, vanno eliminate e alla fine ti ritrovi con un sistema talmente povero che la natura dice ‘ma questo sistema è talmente povero che va eliminato’ e quindi manda una serie di antagonisti che per noi sono insetti, patogeni, funghi, che fanno di tutto e quindi l’agricoltura diventa una lotta.
La nostra azienda agricola è costituita come un organismo e abbiamo tutti gli elementi della produzione primaria per cui i nostri territori sono vocati, in totale una quindicina di ettari di cui quasi tre di bosco, poi abbiamo quasi due ettari di vigneto, poi abbiamo un ettaro scarso di orto, poi abbiamo cereali e fino ad ora avevamo anche un ettaro e mezzo di fruttetti che però in questo momento abbiam l’idea di spalmare i frutteti sui cereali così saranno dei filari nei campi di cereali”.