Uva Ramà
Io sono originaria del cuneese – racconta Maria Luisa – e mio marito Riccardo della val Sangone. Ci siamo conosciuti ai tempi dell’Università quando entrambi frequentavamo Scienze Forestali ed Ambientali presso la facoltà di Agraria di Torino. Dopo aver provato per qualche anno a lavorare in ambito accademico, ci siamo accorti che quella non era la nostra strada. Volevamo qualcosa che ci permettesse di lavorare concretamente nel territorio così, nel 2008 abbiamo fondato la nostra azienda.
Per iniziare, i genitori di Riccardo ci hanno messo a disposizione alcuni terreni in Borgata Maddalena di Giaveno tra i 600 e gli 800 metri di altitudine, dove il nonno di Riccardo un tempo faceva il boscaiolo. La nostra idea era di recuperare zone invase dal bosco e dagli arbusti, alternando al bosco delle zone coltivate.
Viste le caratteristiche del territorio, la scelta di concentrarci sulla produzione dei piccoli frutti è stata quasi automatica e così è nata l’azienda Uva Ramà (nome dialettale del ribes rosso). Fin dal 2010, in linea con le nostre idee, abbiamo intrapreso l’iter per la certificazione biologica, ottenuta tra il 2012 e il 2013. Intanto nel 2011, insieme ad altri agricoltori del luogo con cui volevamo condividere il percorso, abbiamo fondato la cooperativa agricola “Piccoli Frutti della Val Sangone” con cui abbiamo collaborato fino alla fine del 2016.
Dalla primavera 2017, abbiamo scelto una strada differente. Io continuo a dedicarmi alla coltivazione biologica dei piccoli frutti (ribes rossi, neri, bianchi, lamponi, mirtilli e uva spina), e delle castagne di varietà locali ed alla loro commercializzazione come prodotti freschi. Riccardo invece trasforma la mia frutta e quella di altri agricoltori presso il moderno laboratorio di “DiSanaPianta”, la cooperativa agricola con sede ad Almese nata nella primavera 2017, su iniziativa di un piccolo gruppo di aziende biologiche piemontesi, tra le quali Uva Ramà.
Oggi, i nostri prodotti si basano per il 90% sulla frutta biologica coltivata in azienda (frutti di bosco, rabarbaro, mele e castagne); unica eccezione sono le bacche di sambuco che vengono raccolte su piante selvatiche. Un nuovissimo macchinario ci permette di ottenere succhi e composte cuocendo la frutta sotto vuoto. La cottura sotto vuoto evita la perdita di elementi nutritivi importanti come la vitamina C e mantiene inalterati i colori e le caratteristiche organolettiche dei frutti maturi.