Perché non uso il rame

“ Il rame che si usa in agricoltura – ci spiega Andrea Giaccardi dell’Orto del Pian Bosco, in genere ha una funzione anticrittogamica e quindi serve per abbattere le popolazioni di funghi in particolare, quindi alcune muffe che possono essere patogene nei confronti dei vegetali, come ad esempio si usa sulla peronospora del pomodoro piuttosto che sulle botriti.

Viene utilizzato perché il rame agisce a livello di respirazione cellulare sul fungo e va proprio ad abbattere la popolazione fungina. Questo può essere un vantaggio, quando lo utilizziamo contro appunto un fungo patogeno, però non bisogna dimenticarsi che nel suolo e sulla superficie delle piante vivono un sacco
di altre specie di funghi che possono invece avere degli effetti positivi.

Nel suolo ce ne sono alcuni che collaborano con la vita delle piante sotto forma di micorrizze perché
vanno ad aumentare la superficie radicale piuttosto che vanno a interagire nella digestione di alcune sostanze del suolo e partecipano alla umificazione quindi alla stabilizzazione dei minerali all’interno del suolo.

Quando noi utilizziamo rame per combattere dei parassiti in realtà una buona parte poi finisce per terra e va a inibire anche la possibilità di sopravvivenza di questi funghi. Non soltanto, ma il potere inibente del rame è anche nei confronti di tanti altri microorganismi del suolo sotto forma di batteri che possono essere utili nel processo di degradazione del suolo e nella fertilità in generale. Per questi motivi io ho rinunciato all’utilizzo del rame già ormai da più di 15 fa. Quello che utilizzavo era un solfato di rame spesso mescolato a calce, quella che si chiama anche poltiglia bordolese, che viene tradizionalmente utilizzata come mezzo di disinfezione nell’agricoltura biologica, ma che aveva comunque degli effetti troppo violenti sulla fauna del suolo e ho preferito evitare quasi da subito di utilizzarli.

Ci sono alternative che si possono utilizzare nello stesso modo e, parlando di minerali, sono soprattutto il bicarbonato di sodio e il polisolfuro di calcio che hanno un effetto abbattente verso i funghi patogeni un po’ meno pronunciato verso quelli del suolo, ma che comunque vanno ad abbattere in buona parte, ancora una volta, i microorganismi.

Ci sono invece delle soluzioni più compatibili con la vita del suolo che sono ad esempio i funghi antagonisti e si possono utilizzare spruzzandoli sulle piante, così loro vanno a coprire la superficie dove potrebbe invece insediarsi il fungo patogeno e quindi, per competizione, non lasciano che il patogeno trovi un posto dove andare ad abitare ”.

Storie di agricoltura.