Marco Bozzolo
“La mia azienda agricola – racconta Marco Bozzolo – è nata nel 2016, ma raccoglie una tradizione di famiglia che va avanti da diverse generazioni. Ci occupiamo di castanicoltura e nello specifico siamo specializzati nell’essiccazione delle castagne. Le castagne che trattiamo sono di una varietà che si chiama Gabbiana, commercialmente conosciuta come castagna garessina. È una varietà che si presta bene all’essiccazione, ha gusto dolce e croccante, colore giallo paglierino e dimensioni ridotte. Si presta all’essiccazione perché la buccia viene via facilmente ed essendo piccolina essicca bene.
Ci occupiamo di tutta la filiera produttiva quindi dalla conduzione dei castagneti, alla trasformazione, confezionamento e commercializzazione del prodotto. Facciamo 300 quintali di castagne fresche all’anno di cui 100 q le vendiamo fresche mentre 200 q le vendiamo secche. Ovviamente 200 q di fresche diventano 70 quintali di secche. Abbiamo circa 1100 piante su 15 ettari di castagneto tutti in regime di agricoltura biologica.
Io ho 28 anni, raccolgo castagne da quando ero bambino. Dopo gli studi di economia, la scelta di lavorare nell’azienda di famiglia è stata sostanzialmente di cuore, perché mio papà e mio zio stavano invecchiando. Fino al 2016 noi essiccavamo le castagne e le vendevamo ai commercianti e ai grossisti, ora riusciamo a vendere direttamente ai rivenditori o ai consumatori finali. Abbiamo inoltre iniziato la trasformazione dei prodotti. Forniamo la materia prima a gente fidata, soprattutto artigiani della zona che ci trasformano i prodotti spaziando da castagne sciroppate, crema di castagne, biscotti, torte, paste secche di castagne. L’idea è di ottenere più trasformati possibili a base di castagne secche appoggiandoci a trasformatori della zona, proprio perché è bene che ognuno faccia quello per cui è più vocato.
Nel mese di marzo ci dedichiamo alla potatura di piante secolari, il cui innesto risale al tardo medioevo, abbiamo delle piante strepitose da vedersi. Con i ramaggi storicamente venivano fatte le fascine che poi venivano utilizzate per riscaldarsi – secondo il metodo biologico le ramaglie venivano sempre bruciate. Noi ci siamo chiesti se non ci fosse modo che non andassero sprecate. Abbiamo acquistato una macchina cippatrice che cippa, cioè trasforma la ramaglia e questo sottoprodotto del legno poi viene utilizzato in diversi modi: come truciolo sotto le piante, per evitare che nascano erbacce, o come combustibile. Per noi è una cosa residuale, anche dal punto di vista di introito, ma ci consente di non sprecare. L’idea di fondo è che ci sia meno spreco possibile durante la nostra produzione. La raccolta delle castagne inizia intorno al 20-25 settembre e va avanti fino al 10 novembre circa. Io sono dell’idea che il prodotto meno sta per terra meglio è, quindi ogni giorno si va a raccogliere. Raccogliamo per lo più a mano perché stiamo parlando di zone montane, impervie”.
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